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La tremenda Forza del JuJitsu , l'arte dei Samurai

"Gendai Budo , Koryu , Daito Ryu Aikijujutsu in Italia "

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勝つ考えは持つな、負けぬ考えは必要
La pratica del Budo è molto più di uno sport.
E' qualcosa che si trasmette da pelle a pelle, da cuore a cuore, da spirito a spirito

FEDERAZIONE JUJITSU ITALIA , JUJITSU ITALIA , NEWS JUJITSU ITALIA ,



Yawara , Kumi Uchi , Ju Jutsu


Tutte queste antiche discipline vengono definite con il nome collettivo di “Lotta Giapponese” e comprendono un bagaglio tecnico estremamente ricco e vario di proiezioni, leve articolari, strangolamenti e colpi di percussione del corpo , oltrechè tecniche superiori  di pressione dei punti vitali o delle aree nevralgiche che si caratterizzano a seconda delle varie scuole . Tutte le scuole di Jujitsu sono orientate allo studio della difesa personale . Infatti , a volte le tecniche possono sembrare piuttosto violente proprio perché riflettono l’esigenza d’efficacia . Tradizionalmente solo i discepoli più fidati apprendevano dal Sensei le tecniche più pericolose .

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Il Jujitsu - Jujutsu  è un'antica forma di combattimento di origine giapponese di cui si hanno notizie certe solamente a partire dal XVI secolo quando la scuola Takenouchi produsse una codificazione dei propri metodi di combattimento. Ma certo l'origine del jujutsu è molto più antica e la definizione, durante tutto il periodo feudale fino all'editto imperiale del 1876 che proibì il porto delle spade decretando così la scomparsa dei samurai, si attribuiva alle forme di combattimento a mani nude o con armi (armi tradizionali, cioè spada, lancia, bastone, etc.) contro un avversario armato o meno, praticate in una moltitudine di scuole dette Ryū, ognuna con la propria specialità. Bo, sai, e nunchaku diventano armi, ma nascendo da semplici attrezzi da lavoro. Le armi erano inaccessibili ai civili, e questi ultimi adattarono nell'uso i pochi strumenti che avevano a disposizione, usandoli appunto per difendersi.


Si distinguevano perciò le scuole dedite all'uso della katana, la spada tradizionale giapponese, quelle maggiormente orientate alla lotta corpo a corpo, fino alle scuole di nuoto con l'armatura, tiro con l'arco ed equitazione. Queste ultime costituivano la base dell'addestramento del samurai, espressa dal motto Kyuba no michi, la via (michi) dell'arco (kyū) e del cavallo (ba), che più tardi muterà nome in bushido. Una caratteristica che accomunava tutte queste scuole era l'assoluta segretezza dei propri metodi e la continua rivalità reciproca, poiché ognuna professava la propria superiorità nei confronti delle altre.


In un paese come il Giappone, la cui storia fu un susseguirsi di continue guerre tra feudatari, il ruolo del guerriero rivestì una particolare importanza nella cultura popolare, e con esso il jujutsu. La difesa del territorio, la disputa di una contesa, la protezione offerta dal più forte al più debole sono solo alcuni dei fattori che ne hanno permesso lo sviluppo tecnico, dettato dalla necessità di sopravvivenza.


Con l'instaurarsi dello shogunato Tokugawa (1603-1867), il Giappone conobbe un periodo di relativa pace: fu questo il momento di massimo sviluppo del jujutsu, poiché, privi della necessità di combattere e quindi di mantenere la segretezza, fu possibile per i vari Ryū organizzarsi e classificare i propri metodi. Anche la gente comune comincia a interessarsi e a praticare il jujutsu poiché la pratica portava un arricchimento interiore dell'individuo, data la relazione intercorrente con i riti di meditazione propri del buddismo zen. Ma la cultura guerriera era talmente radicata nella vita dei Giapponesi da spingere i samurai a combattere anche quando non ve n'era l'effettiva necessità. Ciò portava a volte all'organizzazione di vere e proprie sfide chiamate dōjō arashi (tempesta sul dojo), in cui i migliori guerrieri si confrontavano in modo spesso cruento.


La caduta dell'ultimo shōgun e il conseguente restauro del potere imperiale causarono grandi sconvolgimenti nella vita del popolo: i giapponesi, che fino a quel momento avevano vissuto in completo isolamento dal resto del mondo, ora si volgevano avidamente verso la cultura occidentale che li stava "invadendo". Ciò provocò un rigetto da parte del popolo per tutto ciò che apparteneva al passato ivi compreso il jujutsu. La diffusione delle armi da fuoco fece il resto: il declino del jujutsu era in atto. Il nuovo corso vide la scomparsa della classe sociale dei samurai, che avevano dominato il Giappone per quasi mille anni e il jujutsu, in quanto nobile arte, scomparve insieme ad essi; i numerosi dōjō allora esistenti furono in gran parte costretti a chiudere per mancanza di allievi, mentre i pochi rimasti erano frequentati da gente dedita a combattere per denaro, persone rozze e spesso coinvolte in crimini. Questo aspetto in particolare influenzò negativamente il giudizio del popolo nei confronti del jujutsu poiché vedeva in esso uno strumento di sopraffazione e violenza.


Durante il periodo storico chiamato Restaurazione Meiji, si affermò grandemente in Giappone il nuovo jujutsu ideato da Kanō Jigorō con il nome di judo kōdōkan, che si proponeva come metodo educativo, insegnato nelle scuole come educazione fisica ed inserito nei programmi di addestramento della polizia giapponese. Si deve infatti ricordare come durante l'era Meiji, il Giappone formò forze armate statali al servizio dell'Imperatore basate sul modello occidentale, ma con caratteristiche autoctone. Nel secondo dopoguerra però, a causa della totale proibizione delle arti marziali tradizionali sancita dal generale MacArthur prima, e poi dell'evoluzione sportiva subita dal judo quando poté essere di nuovo praticato (a partire dal 1950), si riaffermò il jujutsu come tecnica di difesa personale, accanto all'aikidō di Morihei Ueshiba. Il jujutsu si diffuse nel resto del mondo grazie a quanti, viaggiando per il Giappone (principalmente commercianti e militari) a partire dall'era Meiji, lo appresero reimportandolo nel paese d'origine

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Jujitsu in Italia . Il Ju Jitsu, o “Lotta Giapponese” come allora era denominata, fece la sua prima apparizione in Italia nel 1908 nel corso di una manifestazione alla presenza dei Reali d’Italia grazie a due sottufficiali della Regia Marina, il cannoniere Raffaele Piazzolla e il timoniere Luigi Moscardelli, che lo avevano appreso durante il loro servizio in Estremo Oriente. Questa esibizione suscitò grande interesse, ma rimase fine a se stessa, come semplice fatto curioso, orientale. Quello che non riuscì ai due “pionieri” riuscì a un altro sottufficiale, il cannoniere Carlo Oletti, che frequentò gli stessi corsi dei suoi colleghi rimpatriati: sotto la guida del Maestro Matsuma, campione della Marina militare nipponica, egli praticò il Ju Jitsu, che approfondì nei Ryu di Nagasaki, Miatsu, Hokodate e Tauruga.


In Italia si riparlò di Ju Jitsu nel 1921, quando fu istituita alla farnesina, a Roma, la Scuola Centrale di Educazione Fisica per l’Esercito. Il Colonnello Comandante inserì tra gli Sport anche il Ju Jitsu, chiamando a dirigere i corsi proprio il Sottufficiale Carlo Oletti, che conservò l’incarico sino al 1930. In questi dieci anni si qualificarono 150 ufficiali “esperti” e 1500 sottufficiali “istruttori”.


La “Lotta Giapponese” comparve la prima volta in un circolo sportivo civile nel 1923, presso la palestra Cristoforo Colombo di Roma. Nel 1925 gli esperti cultori di Ju Jitsu, che sino ad allora avevano praticato presso enti militari e in circoli sportivi civili, si riunirono con quelli di Judo e fondarono la Federazione Italiana Ju Jitsu e Judo, che poco più tardi assunse il nome di Federazione Italiana Lotta Giapponese. Il primo presidente fu Giacinto Pugliese. Dopo la guerra e la forzata interruzione delle attività federali dovuta alle controversie degli avvenimenti politici e bellici dell’epoca, numerosi Dojo di Ju Jitsu erano presenti in tutta Italia sostenuti da molti appassionati di questa disciplina.


Nel 1947 il Judo si staccò dalla Federazione perchè integrato dal Coni come disciplina sportiva della Fiap (Federazione Italiana Atletica Pesante). Il Ju Jitsu manteneva, invece, i presupposti prettamente legati allo spirito originale della disciplina, la Difesa personale e il Combattimento.


Tra le scuole Italiane si distinse quella del maestro Gino Bianchi, esperto e studioso di Ju Jitsu, che codificò un Programma Tecnico (Settori) a uso dei praticanti: il cosiddetto “Metodo Bianchi“. Nel corso dei decenni, in Italia, il Ju Jitsu ha subito diverse vicissitudini politico-sportive che lo hanno portato solo nel 1985 a far parte di nuovo di una federazione olimpica: la Filpjk (oggi Fijlkam).


Oggi il Jujitsu  è praticato in numerosi paesi del mondo, con organizzazioni anche di carattere internazionale.


In Italia la FIJLKAM Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali, possiede al suo interno un settore dedicato, sebbene esistano varie organizzazioni di carattere privato o Enti di Promozione Sportiva riconosciuti dal Coni come il CSEN in cui il jujutsu è ben sviluppato.


Nel mondo esistono molte Scuole che praticano jujitsu; suddivise in scuole autentiche tradizionali - koryu -  legati alla secolare tradizione marziale giapponese, vedi la nostra Matsuda Den Daito Ryu Jujutsu Renshinkan o altre ben note in Italia con radici antiche e quelle “Moderne” che sono nate dalle esperinze personali di alcuni Insegnanti , differenziandosi molto dal Ju Jitsu originale giapponese sia per i principi applicati nelle tecniche che per l’approccio alla disciplina , ma qui non voglio entare nel merito .


Proprio per questo il governo giapponese ha da tempo istituito un ente, il Dai Nippon Butokukai (Sala delle virtù marziali del grande Giappone), con la funzione di salvaguardare le arti marziali tradizionali giapponesi dal "possibile attacco sferrato dalla modernità e dall'avidità umana".



Il Ju Jitsu Tradizionale, a differenza degli stili moderni (leggi articolo)  (che comunque non rientrano nelle discipline olimpiche), non prevede l’agonismo.


Il Ju Jitsu Tradizionale non prevede combattimenti agonistici in quanto le sue tecniche male si adattano ad un uso sportivo.


Come noto “in battaglia non esistono regole” ed inserirle significherebbe svilire l’essenza della disciplina stessa. Nelle scuole tradizionali, le tecniche vengono assimilate ed affinate progressivamente fino ad averne un completo controllo in modo tale da non mettere in pericolo i propri compagni durante gli allenamenti.

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Il rispetto è uno dei principi insegnati nelle arti marziali. Si pratica in ogni momento dell’attività sul tatami e fuori, verso sé stessi, i compagni e gli insegnanti. Ogni lezione, ogni tecnica , vengono preceduti da un saluto, che è uno dei gesti fondamentali in queste discipline, insegnato come prima cosa a qualsiasi principiante in un Dojo. Il Saluto non è mai stato un gesto formale, ma sempre un atto di rispetto nei confronti del compagno o dell’avversario e prelude ad una pratica attenta e corretta. La prima virtù della moralità marziale è l’umiltà, cioè la capacità di controllare il proprio orgoglio. Umiltà significa saper mantenere un atteggiamento di disponibilità costante verso gli altri, perché in ogni momento si può imparare, ed è quindi saggio restare sempre in una condizione di apertura al dialogo. Chi sa non ha bisogno di mettere in mostra il proprio sapere o di vantarsene come un pavone, chi sa poco sente il bisogno (per sicurezza) di darsi grandi arie.

GENDAI BUDO


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Gendai budō ( 現代 武 道 ) ,  significa letteralmente "budo moderno", o Shinbudō ( 新 武 道 ) , che letteralmente significa "nuovo budo" sono entrambi termini che si riferiscono alle moderne arti marziali giapponesi , che furono stabilite dopo la Restaurazione Meiji (1866-1869). Kobudō è l'opposto di questi termini che si riferiscono alle antiche arti marziali stabilite prima della Restaurazione Meiji.


Qualsiasi arte marziale creata dopo la Restaurazione Meiji del 1868 è Gendai Budo. I Koryu Budo sono scuole di budo precedenti al 1868. Alcuni esempi di Gendai budō sono aikido , judo , karate e shorinji kempo . L'arte giapponese del sumo è spesso definita come un gendai budō. Questa definizione non è corretta in quanto il sumo è un'arte antica che ha raggiunto popolarità e copertura mediatica nell'era moderna. Il Gendai budō ha origini nel koryū , le arti marziali tradizionali giapponesi. Ad esempio, Kano Jigoro (嘉納 治 五郎Kanō Jigorō , 1860-1938) fondò il judo in parte come tentativo di sistematizzare la miriade di tradizioni del jujutsu che esistevano all'epoca. Allo stesso modo il kendo deriva dalle molte scuole di kenjutsu che si sono evolute nel corso dei secoli.


 I Koryu non fanno uso del popolare sistema di classificazione kyu-dan. Il gendai budo (forme moderne di budo), invece, usa il sistema di classificazione kyu-dan. Queste classifiche hanno sostituito i vari certificati rilasciati all'interno di koryū . Gendai budō inoltre generalmente non contengono gli stessi forti giuramenti di ingresso e rituali del koryū , come il keppan ("giuramento di sangue"). Mentre nella maggior parte dei dojo di gendai budō tutti sono i benvenuti purché seguano le regole di condotta di base, gli istruttori di koryū spesso esaminano rigorosamente i candidati. Lo scopo principale del gendai budō è lo sviluppo spirituale e mentale mentre l'applicazione delle tecniche è lo scopo secondario

(Fonte Wikipedia)


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Koryū (古流) è una parola giapponese che si traduce in "antica scuola" o "antica tradizione" soprattutto nel contesto delle arti tradizionali giapponesi (arti marziali, artigianato) che risalgono a prima della modernizzazione (Meiji).

In particolare le espressionei Koryū Bujutsu e Kobudō (da non confodere con il Kobudō di Okinawa) si usano per definire tutte quelle scuole di arti marziali la cui fondazione è precedente alla restaurazione Meiji (dall'imperatore omonimo 1862-1912) che vide la nascita del moderno Budō (jūdō, aikidō, kendō, iaidō, ecc.)

Ogni Koryū aveva le sue peculiarità (ryūgi) fortemente legate ai clan samurai del feudalesimo giapponese.

Quasi tutti prevedevano lo studio sia di tecniche armate e sia di tecniche a mani nude.

Tra i Koryu (stimati in oltre 800) i più importanti furono:

  • Araki-ryu kogusoku
  • Asayama Ichiden-ryu heiho
  • Daito-ryu aikijujutsu
  • Higo Ko-ryu naginatajutsu
  • Hokushin Itto-ryu kenjutsu
  • Hontai Yoshin-ryu jujutsu
  • Hozoin-ryu Takada-ha sojutsu
  • Hyoho Niten Ichi Ryu kenjutsu
  • Isshin-ryu kusarigamajutsu
  • Kage-ryu battojutsu
  • Kashima Shinden Jikishinkage ryu kenjutsu
  • Owari Kan-ryu sojutsu
  • Sekiguchi Shinshin-ryu jujutsu
  • Shingyoto-ryu kenjutsu
  • Shinmuso Hayashizaki-ryu battojutsu
  • Shinto Muso-ryu jojutsu
  • Shojitsu Kenri Kataichi-ryu battojutsu
  • Sosuishitsu-ryu jujutsu
  • Suio-ryu kenjutsu
  • Takenouchi-ryu jujutsu
  • Tamiya-ryu iaijutsu
  • Tatsumi-ryu heiho
  • Tenjin Myoshin-ryu jujutsu/chonin yawara
  • Tenjin Shinyo-ryu jujutsu

    (Fonte Wikipedia)

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Genji no Heiho


Arte guerriera dei Genji , Genji era il nome del clan guerriero dei Minamoto che , nel 1185, sconfisse il clan rivale dei Taira (o Heike) , stabilendo il primo Shogunato a kamakura . Il nome di Genji no Heiho fu dato a un’arte marziale composita, praticata in quell’epoca , che basava il suo insegnamento più sulla strategia che sulla pratica individuale del combattimento . Esso infatti, oltre al ken jutsu , al jujutsu e allo yari jutsu , comprendeva nel suo programma di studio la progettazione di ponti , strade e fortificazioni . Il Genji no Heiho nel XV secolo fu ampliato e completato dal clan dei Takeda che gli attribuì il nuovo nome di Takeda Heiho . Secondo la tradizione della famiglia Minamoto , Genji no Heiho venne creato dal principe Teijun , sesto figlio dell’imperatore Seiwa (859- 877).Nel XVII secolo l’arte marziale dei Takeda diede origine a numerosi Ryu , tra cui il Daito Ryu Aiki Jujutsu , da cui è derivato l’Aikido attuale

Daito Ryu Jujutsu - Aikijujutsu 

"eredità vivente della classe guerriera dei Samurai"

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Daitō-Ryū Aikijūjutsu (大東流合気柔術 = Grande Scuola d'Oriente dell'Aikijujutsu) o brevemente Aikijujutsu è considerato, in Giappone[1], come una delle più antiche e nobili scuole di bujutsu. Sarebbe stata fondata nel 1087 da Shinra Saburō Minamoto no Yoshimitsu (新羅 三郎 源 義光, 10451127), samurai del clan Minamoto, terzo figlio di Yoriyoshi Minamoto, discendente della quinta generazione dell'imperatore del Giappone, della dinastia Minamoto, Fujiwara Seiwa (850-881), e la sua evoluzione si sarebbe svolta in parallelo con la storia del Giappone[2]. (Fonte Wikipedia) Pochi anni prima era nato un bimbo: Sokaku Takeda (1860-1943), che all'epoca aveva solo otto anni. Il padre, Takeda Soikichi, discendente della stirpe Takeda nel feudo di Aizu, lo aveva nascosto al sicuro, e ben presto il giovane Takeda oltre a studiare l'arte di famiglia, l'Oshikiuchi, inizia il suo musha shugyo (pellegrinaggio d'apprendistato): crescendo con quell'educazione era divenuto, senza volerlo, un rōnin, ovvero un bushi senza padrone - il nuovo governo aveva abolito le classi e tutta la struttura sociale dei buke. Studia in tutte le migliori scuole di spada, di lancia e di bastone del paese sino a divenire talmente abile che pur portando in pubblico sino alla morte le due spade simbolo della casta abolita dei samurai, nessuno ebbe mai il coraggio di disarmarlo[17]. Takeda Sokaku fu molto criticato per il carattere irascibile e scontroso, per i modi altezzosi e arroganti, e per il disprezzo che pubblicamente nutriva nei confronti del nuovo ordine sociale. La sua figura va però misurata nel contesto di un paese che soffriva d'una profonda rivoluzione, dove i valori radicati da millenni nell'animo dei bushi vennero gettati alle ortiche in pochi anni. Essi vedevano il mondo crollare sotto i loro piedi. Adeguarsi non era facile, soprattutto per le convinzioni morali e i condizionamenti così forti che avevano subito sin dall'infanzia. Alcuni reagirono[18]. Takeda Sokaku volle rinominare l'arte della scuola e la chiamò Daito-ryu Aikijujutsu per richiamarsi ai nomi e luoghi d'origine dell'arte e del suo clan: Il castello di Daito del principe Shinra Saburo Yoshimitsu Minamoto e la particella "Aiki" che derivava dall'antico nome "Aiki-in-yo-ho" dell'arte in epoca Edo[19]. Takeda Sokaku fu l'uomo che fece uscire l'arte dal riserbo e dal segreto secolare in cui si era tramandata, e la insegnò a moltissimi allievi. Benché analfabeta, teneva corsi e registrava tutto in appositi registri che faceva compilare e firmare direttamente agli allievi (registri conservati presso l'honbu dojo di Abashiri) con minuziosità impressionante, che oggi ci permette di ricostruire molti eventi con un dettaglio incredibile[20]. Ebbe molti allievi importanti: ministri, ammiragli, generali, magistrati, potenti magnati dell'economia d'inizio secolo, forze di polizia e anche futuri maestri d'arti marziali tra i quali: Matsuda Hosaku, Takuma Hisa, Yoshi Sagawa, Yamamoto Kakuyoshi, Taiso Horikawa, Kodo Horikawa, Yoshita Kotaro, Morihei Ueshiba (fondatore dell'aikidō) e suo figlio Takeda Tokimune (1915-1993)[21]. Il 36° Sōke, Takeda Tokimune (1915-1993), decise di far conoscere al mondo le tecniche di difesa proprie di quest'arte marziale solo nel 1990, accettando i primi allievi stranieri e dando così il via alla sua diffusione nel mondo. Tutte le tecniche di Aikijūjutsu praticate all'interno della scuola costituirebbero l'eredità delle tecniche praticate dai bushi del clan Minamoto (XII secolo), poi dal clan Takeda (XVI secolo) e per ultimo (fino al 1868) dal Clan Aizu]. (Fonte Wikipedia)

Daito Ryu Aiki Jujutsu in Italia  Organizzazioni e Docenti


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Il "Daito-ryu " è l'arte tradizionale giapponese all'origine di Aikido, Hapkido, Hakko-ryu, Shorinji Kempo e Yoseikan Bado. Diffusa nella prima metà del '900 da Takeda Sokaku, uno degli ultimi samurai . Arrivata in Italia si sviluppa e propaga in vari rami rappresentati dai più validi maestri . Chiedo scusa a priori a chi non vedrà comparire il nome della propria scuola nell’elenco, siamo davvero in tanti, il nostro è un settore in continua crescita ed evoluzione. Il primo Seminario in Italia di Daito Ryu fu grazie a Sensei Dellepiane per la prima volta in Italia con  Sensei Seigo Okamoto Shihan 7° dan il 18/19/20 Ottobre nel 1991 a Milano.

Chiedo scusa a priori a chi non vedrà comparire il nome della propria scuola nell’elenco, siamo davvero in tanti, il nostro è un settore in continua crescita ed evoluzione.


In Ordine ordine cronologico in Italia abbiamo :




  • Roppokai Daito Ryu Aikijujutsu della scuola del Maestro Massimo Dellepiane   http://www.daitoryu.info
  • La Daito Kai Daito Ryu Aikijujutsu – Aikibudo della scuola dello Shihan  Antonino Certa  http://www.daito-ryu.it/
  • La Hakuho Kai Daito Ryu Aikijujutsu, della scuola del Maestro  C. Mattoni hakuhoryu.com
  • la Seifukai Daito Ryu Aikijujutsu della scuola del Maestro Roberto Granati taki-no-kan.org
  • la Shinbukan Daito Ryu Aikibudo della scuola del Maestro Lisco  daitoryu.it
  • la Daitō ryū Aikibudō Italia Shiseikan Kitami delle scuole dei Maestri Roberto Bucci e Mauro Fattore daitoryuaikibudoitalia.it
  • Matsuda Den Daito Ryu Aikijujustu Renshinkan rappresentato in Italia dal Maestro Alfonso Torregrossa daitoryuaiki.it


Mi auguro in un futuro prossimo di realizzare un gemellaggio con tutte le scuole presenti in Italia per una grande giornata di unione e amicizia e scambio tecnico  . Con rispetto , Alfonso Torregrossa Sensei


Scuole di Daito-Ryu in Italia (articolo)

Posted on May 5, 2021 by Aikido Italia Network


https://simonechierchini.com/2021/05/05/scuole-di-daito-ryu-in-italia/



Le sette virtù fondamentali della via del guerriero giapponese


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  • 義, Gi, onestà e giustizia – Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone ma da te stesso. Il vero samurai non ha incertezze sulla questione dell’onestà e della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
  • 勇, Yū, eroico coraggio – Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L’eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte.
  • 仁, Jin, compassione – L’intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d’aiuto ai propri simili e se l’opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una. La compassione di un samurai va dimostrata soprattutto nei riguardi delle donne e dei fanciulli.
  • 礼 Rei, gentile cortesia – I samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini. Il miglior combattimento è quello evitato.
  • 誠, Makoto o 信, Shin, completa sincerità – Quando un samurai esprime l’intenzione di compiere un’azione, questa è in concreto già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l’intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di “dare la parola” né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.
  • 名誉, Meiyo, onore – Vi è un solo giudice dell’onore del samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.
  • 忠義, Chūgi, dovere e lealtà – Per il samurai compiere un’azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile.

I gradi del Budō  - Jujutsu

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Oggi con molta facilità ci sono molte Associazioni , Enti, Federazioni Private , Organizzazioni fasulle che rilasciano gradi e qualifiche come se fosse un vero mercato . Si può considerare vera tradizione solo quando un insegnante segue un percorso tecnico sotto una vera scuola tradizionale giapponese . La trasmissione all’interno dei Ryū avviene tradizionalmente mediante il conferimento di un documento scritto chiamato “Makimono”.


Chiunque voglia apprendere un percorso serio comincia nel livello shu (della forma) che comprende l'intero sistema kyu. In esso rientra l'apprendimento basilare delle tecniche (omote) e il raggiungimento del livello psicofisico necessario per toccare i livelli superiori. Si tratta di costruire e rafforzare autodisciplina, volontà, pazienza, comprensione e convivenza con altri, elementi senza i quali non è possibile progredire. Durante questo primo periodo lo sviluppo della tecnica è l'unico criterio di misurazione utilizzabile.


Originariamente il mudansha era rappresentato dalla sola cintura bianca, simbolo della "non conoscenza, della purezza e della libertà della mente"; in seguito fu introdotta la suddivisione tra cintura bianca e cintura marrone, cui si aggiunse poi quella dei colori intermedi.


Omote significa "basilare, fondamentale" e simboleggia il lato visibile dell'arte marziale, quello che ognuno può apprendere: tutte le tecniche vengono scomposte e studiate ricercando la perfezione formale, priva di contenuti spirituali.


Gradi di maestria tecnica


  • 1° dan: grado dell'allievo che cerca la via (dopo almeno 7  anni  dal 1° kyu);
  • 2° dan: grado dell'allievo all'inizio della via (dopo almeno 2 anni dal 1°dan);
  • 3° dan: grado degli allievi riconosciuti (dopo almeno 3 anni dal 2°dan);
  • 4° dan: grado degli esperti tecnici (dopo almeno 4 anni dal 3° dan).


Il primo grado Dan del Budo (Shodan) autorizza ad indossare la cintura nera ed è il primo grado dell’allievo sulla Via, età minima 18 anni . Shodan , cintura nera , mostra che l’allievo padroneggia le basi tecniche e che ha ampliato il suo potenziale interiore, in modo tale che nel grado successivo potrà arrivare a sperimentare lo spirito del Budo. Qui comincia la Via.


Il livello yudansha giunge sino al quarto dan e corrisponde al livello della "libertà della forma" (ha), il livello del guerriero. Il praticante può divenire un esperto di quella stessa tecnica utilizzata ai livelli kyu ma compresa nel suo significato reale.


Il 1° dan (shodan) nel  Jujitsu consente di indossare la cintura nera ed è il primo passo dell'allievo lungo la Via (do): in questo momento comincia il vero percorso . Lo studio si raffina e l'arte marziale viene valutata anche dal punto di vista psico-fisico: l'allievo è in grado di capire che dietro l'esercizio fisico c'è la ricerca di uno stato mentale più appagante, così i gradi si evidenzieranno solo quando il praticante avrà superato il livello della dipendenza dalla forma.


Nel 2° dan (nidan) e nel 3° dan (sandan) si uniscono la comprensione dell'importanza dell'atteggiamento mentale e la maggiore efficacia delle tecniche.


Il 4° dan (yondan) è il "livello dell'esperto". Il confine della tecnica puramente corporea viene raggiunto e chi lo acquisisce sa che per poter migliorare dovrà cercare e percorrere nuove vie. Egli interiorizza gli aspetti spirituali dell'arte vivendoli nella scuola e nel quotidiano. A questo livello si forma il legame tra la filosofia dell'arte marziale e tecnica.


Kodansha - La maestria spirituale

Gradi di maestria spirituale

  • 5° dan:  (dopo almeno 5 anni dal 4° dan) età minima 30 anni
  • 6° dan: (dopo almeno 6 anni dal 5° dan ) età minima 35 anni
  • 7° dan: (dopo almeno 7 anni dal 6° dan) età minima 45 anni

I gradi kodansha sono propri del vero maestro essi permettono di condurre un allievo al di là degli aspetti puramente formali della tecnica preparandolo alle conoscenze della Via (do).

 

Irokokoro - La maturità

Grado della maturità

  • 8°  dan:età minima 50 anni
  • 9°  dan:  età minima 60 anni
  • 10° dan: età minima 70 anni



I gradi di maestria più elevati nel Jujutsu sono espressioni della maturità, legati ai titoli :


Renshi: “Maturità spirituale”, competenza e padronanza di uno stile, potrebbe essere paragonato ad un assistente di un professore universitario. Renshi è un titolo da maestro, riservato al 5° o al 6° Dan età minima 45 anni .


Kyoshi: “Colui che pratica”, potrebbe essere paragonato ad un professore universitario. Kyoshi è un titolo da maestro, indica anche Maestro di Maestri, riservato al 7° o al 8°Dan età minima 40 anni .


Shihan , è un titolo utilizzato per i Maestri di livello alto, a partire dal 7° dan , che richiede moltissimi anni di pratica per essere raggiunto, età minima 45 anni


Hanshi “La trascendenza dell’essenza”, Il titolo più alto all’interno degli Shihan è Hanshi, che non è semplicemente l’inverso dei caratteri, mentre Shihan significa un modello di insegnante. Hanshi significa una persona esemplare. Hanshi è un titolo da maestro, riservato al 8° o al 10° Dan dietro un percorso serio e duraturo nel tempo rilasciato da un valido insegnante o dalla Ryu di appartenenza in caso contratio è pura carta straccia . Età minima 50 anni .

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Ju Jutsu Antico Csen Settore Nazionale Ju Jutsu

Matsuda Den Daito Ryu Ju Jutsu Shobukai Renshinkan

Hosaku-Toshimi-Matsuda

Che cos’è il  Matsuda Den

Daito Ryu Aikijujutsu Renshinkan


è una scuola di Daito-ryu unica in quanto incorpora principalmente i metodi di due scuole :


- la Shobukai - Daito Ryu Aikijujutsu di Hosaku Toshimi Matsuda Sensei (allievo di Sokaku Takeda ) ;


- Shidokai - Jujutsu originaio dell' Hakko Ryu Jujutsu fondato da Okuyama Sensei .


Si ricorda che Hosaku Toshimi Matsuda Sensei , fu uno degli unici 18 studenti di Takeda che ricevette la licenza d'insegnamento , il certificato kyoju-dairi 教授代理 da Sokaku Takeda .


Altra caratteristica unica è lo studio delle pergamene antiche in possesso del Direttore della Renshinkan  Michio Takase Kancho , nipote del Sensei Takeshi Maeda erede di Matsuda Toshimi Sensei .


Tecnicamente, la scuola di Hosaku Toshimi Matsuda Sensei è composta da molti metodi di jujutsu dove la maggior parte appartengono all'arsenale tecnico del Daito Ryu Aikijujutsu e parte di altre scuole di Jujutsu studiate da Matsuda Sensei .


Ci preme sottolineare con Orgoglio Italiano che il primo studente straniero al mondo che entrò ufficialmente nella scula a Gunma fu l'italiano Alfonso Torregrossa Sensei e ogni anno regolarmente si reca in giappone per continuare i suoi studi , un onore per tutti noi poter studiare con lui .

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Il programma comprende :


La tradizione tecnica del Daito-ryu Renshinkan  include: jujutsu , aikijujutsu e aiki-no-jutsu e tecniche con armi . La sua filosofia e le tecniche hanno influenzato direttamente lo sviluppo di molte arti marziali popolari, come Shorinji Kempo, Hakko Ryu Jujutsu, Hapkido .


① taijutsu tecniche di lotta a corpo a corpo con atemi waza ;

② nage waza (proiezioni);

③ shime waza (strangolamenti);

④ kansetsu waza (leve articolari);

⑤ kyushu waza (pressioni sui punti vitali del corpo umano) ;

⑥ aiki no jutsu (proiezioni con uso combinato dell'energia );

⑦ armi (spada, lancia, wakizashi, ecc.)


Ogni tecnica può essere eseguita :


① idori: tori e uke lavorano in ginocchio

② hanza handachi: tori è in ginocchio, uke in piedi.

③ tachiai: tori e uke lavorano in piedi

④ ushiro dori: uke attacca dalle spalle di tori che si difende (in piedi)


Caratteristica fondamentale è la metodologia


corretta per applicare ogni tecnica suddivisa in :

① Daito Ryu Jujutsu che si fa uso degli atemi e punti di pressione ;

② Daito Ryu Aiki Jujutsu che combina atemi ed energia ;

③ Daito Ryu Aiki no Jutsu che si affida principlamente all’armonizzazione dell’aiki .

Insegnamento


1. SHODEN, l’insegnamento di base;

2. CHUDEN, l’insegnamento mediano;

3. SOUDEN, l’insegnamento superiore;

4 OKUDEN , l'insegnamento profondo;

5. KAIDEN , l'insegnamento completo .

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mokuroku-renhinkan
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Hiden Mokuroku - scroll di Shihan Torregrossa

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松田敏美伝極意
松田敏美伝極意
松田敏美伝極意

Daito Ryu Aikijujutsu Renshinkan 

Daito Ryu Jujutsu Shobukai  - Daito Ryu Jujutsu Shidokai

Toshimi Hosaku Matsuda (1895 - ?)  - Okuyama Ryuho (1901–1987)


TAKEDA CLAN - Successori dal 1056!

Lineage Daitōryū   

Takeda - Matsuda - Maeda - Takase

1th Generation
Shinra Saburō Minamoto no Yoshimitsu 新羅 三郎 源 義光 (1056-1127)

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35th Generation Sokaku TAKEDA  武田惣角 (1859-1943)

36th Generation Toshimi MATSUDA 松田敏美 (1895-)

37th Generation Takeshi MAEDA 前田武 (1907 - 2001)  3

8th GenerationMichio TAKASE 高瀬道雄 (1964)

il vero significato della parola Samurai è uno che serve il potere dell’amore” ed anche “la via del guerriero è la creazione dell’armonia” Essere guerriero significa essere libero , a differenza del soldato che obbedisce senza chiedersi perché, il guerriero sceglie e lotta per ciò in cui crede senza farsi condizionare da niente e da nessuno.


il guerriero per eccellenza dunque è un unione di potenza, forza e coraggio (energia maschile “yang”) e tranquillità d’animo, creatività dolcezza (energia femminile “yin”).


Quante volte si sente raccontare la storia del principe che salva la bella principessa dal drago, queste sono le energie che ogni essere umano ha dentro. La principessa (energia yin) ha bisogno del principe per essere salvata dal drago, perché per sconfiggerlo sono necessari forza e coraggio ma allo stesso tempo il principe (energia yang) ha bisogno della principessa per essere felice perché lei ha in sé la dolcezza la bontà d’animo è sensibile e creativa, il drago rappresenta i problemi che la vita costantemente ci pone sul nostro cammino.

Shindo Ryu: "Scuola della via dello Spirito"


La storia di Yamanaka ha Shindo Ryu Jujutsu fonda le sue radici nella metà del 1800 presso il Dōjō  di Hirotsuke Totsuka dove veniva insegnata l'arte del Yoshin Ryu.

Uno dei migliori studenti del Dōjō  era Katsunosuke Matsuoka il quale, spinto dalla voglia interiore di miglioramento e di approfondimento dello studio delle Arti Marziali, si approcciò anche al Jikishin Kage Ryu, Hokushin Itto Ryu, ed al Tenjin Shinyo Ryu.

Matsuoka fondò, quindi, un proprio sistema di Jujutsu partendo dai principi del Totsuka di Yoshin Ryu ed includendovi alcuni aspetti degli altri stili da lui studiati (tra cui alcune delle tecniche si ritrovano ancora oggi nello Shindo Ryu Jujutsu).

Matsuoka chiamò questo sistema Shindo Yoshin Ryu che si traduce come "la nuova scuola dello spirito del salice". Negli anni successivi il primo kanji, "shin" (tradotto come nuovo) è stato sostituito dal suo omofono “sacro” dando al nome della scuola una nuova connotazione ossia: “la sacra scuola dello spirito del salice”.

Uno degli studenti di Matsuoka, Matakichi Inose (Nidai Soke) dopo molti insegnamenti, concesse a Yokiyoshi Tatsusaburo Nakayama il “Menkyo Kaiden” ossia la “licenza di trasmissione completa” delle regole e degli insegnamenti dello stile.

Nakayama ha insegnato Jujutsu presso la Scuola Media Shimozuma per circa 20 anni. I suoi studi nelle Arti Marziali erano di ispirazione classica, infatti nei lunghi anni di pratica approfondì sia le tecniche di Kenjutsu che di Jujutsu (arte in cui era maestro). Nello specifico studiò gli stili di Jikishin Kage Ryu e Onoha Ittoryu kenjutsu (entrambe scuole di Kenjutsu, l'arte della spada), e fuse le tecniche di combattimento con la Katana con quelle del Jujutsu, influenzando alcuni dei movimenti che, ancora oggi, si ritrovano nel Yamanaka-ha Shindo-Ryu Jujutsu.